mercoledì 24 ottobre 2012
TRASPORTO AEREO: ALTRO CHE CRESCITA!
La dismissione (a seguito di privatizzazione)di Alitalia e il passaggio ad
Alitalia-Cai (costata circa 30 mila posti di lavoro, compreso l'indotto, a
partire dal 2008)ha tutt'altro che rilanciato il settore. Arrivano, da lì,
costantemente e inesorabilmente, cattive notizie. Il ricorso a massicci
licenziamenti, nei fatti e nelle intenzioni è tutt'altro che arginato. La
situazione delle retribuzioni (contratto scaduto da mesi), per chi ancora
lavora, non è certo diversa dal resto del lavoro dipendente in Italia (mal
comune, mezzo gaudio). Ivi compreso il processo di precarizzazione dei rapporti
di lavoro in essere, presenti e, ovviamente, futuri.Le condizioni dei
lavoratori, dal punto di vista normativo, sono stagnanti. Il processo di
esternalizzazione di alcune attività strategiche (come la manutenzione) prosegue
in maniera regolare, costante e serena, come il corso di un grande fiume che
nulla e nessuno può fermare. Altro che piani industriali di rilancio. I più
maligni (ma la platea si sta allargando) ipotizzano che dietro a questa deriva
ci sia la capacità dei francesi di portare a termine un graduale processo di
impossessamento di quanto di buono (tanto) è ancora rimasto nell'aviazione
civile del nostro Paese.Siamo quindi al paradosso che per poter tutelare i
nostri interessi nazionali occorra affidarsi agli stranieri sperando che abbiano
più sensibilità del gruppo di investitori che a suo tempo furono , in maniera
così sospetta, incensati e glorificati.E' urgente che il governo torni a
occuparsi della questione del rilancio, perchè ci sarebbero le condizioni, visto
l'oggettivo incremento del numero dei passeggeri e delle merci trasportate, per
combinare qualcosa di buono, una volta tanto,per l'economia del nostro Paese.Ma
la domanda sorge spontanea: in merito all'operato dei privati cui è stata
affidata la gestione di questi delicati passaggi, alle loro scelte, da parte di
chi rappresenta il pubblico interesse c'è un adeguata attenzione? Non si ritiene
arrivata l'ora di fare una inversione di marcia, tornando a valorizzare il
capitale umano, contrastando processi di impoverimento che rischiano di divenire
irreversibili? Non crede il governo che il mondo del lavoro aeroportuale abbia
già dato tanto, troppo e che infierire ancora utilizzando selvaggiamente
licenziamenti, precarietà, delocalizzazioni, esternalizzazioni, bassi salari,
dia in sostanza un segnale nefasto a una economia che invece avrebbe bisogno di
fiducia?Noi speriamo solo che oltre a una maggiore attenzione del governo vi sia
anche un comportamento limpido e responsabile di tutti i sindacati. E' sano
dividersi su opinioni diverse e trasparentemente esposte in pubblico in merito a
un piano industriale, lo sarebbe meno se accadesse che alcune sigle ritenessero
che, date le rilevanti risorse economiche in gioco, possano trovare spazio e
giustificazioni il collaborazionismo con gli speculatori e gli avventurieri ai
danni degli interessi di tutti.
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